In molti casi della vita occorre avere la pazienza tipica del pescatore. La pesca è un’attività in cui oltre alla passione e all’abilità conta molto la capacità di attesa, la calma, pazienza insomma, che non sempre i neofiti hanno. Invece i pescatori sanno aspettare il momento più propizio per ingannare il pesce e catturarlo all’amo.
Per chi vuole cominciare con questa pratica sportiva necessariamente all’aria aperta, dopo un primo approccio nei laghetti di pesca sportiva con la canna fissa, può pensare a passare alla pesca a bolognese, che poi è la sua evoluzione. E’ praticata dai pescatori di tutta Italia, a partire dall’Emilia Romagna dove è nata – come si comprende dal nome - negli anni Cinquanta del secolo scorso; è qui che hanno ideato il particolare tipo di canna che si usa.
Si tratta di una tecnica di pesca che ha il pregio di poter contare su una quantità quasi infinita di luoghi: lungo gli scogli, sui moli, nei porti (dove consentito o tollerato), sulla spiaggia, in riva o alla foce dei fiumi e sui laghi. Si usa una canna telescopica, con anelli guidafilo e un mulinello, in modo da pescare ad ampio raggio: fino a 40 metri dalla linea della riva, raggiungendo pesci che solitamente non amano avvicinarsi troppo.
Come pescare a bolognese
Nella pesca con canna fissa il pesce è richiamato con la pasturazione, cioè il cibo che lo attira, in una zona ben precisa dove ci sono l’amo e la canna. La bolognese, invece, permette una certa libertà di movimento: andando a cercare la preda anche lontano dalla riva (ma non troppo). Questo perché sia per il lancio che per il successivamente abboccamento del pesce, il mulinello presenta una notevole riserva di nylon che permette di seguire la preda per poi riportarla a riva, nonostante la sua resistenza. Dunque, ricapitolando, la tecnica vera e propria consiste nel lancio, quindi nel mantenimento del galleggiante in leggera trattenuta per ingannare il pesce, attendendo l’abboccata. E’ grazie ad una buona trattenuta che il pesce, infatti, si incuriosisce e trova stimolo nell’abboccare. Per pescare a bolognese occorrono, dunque, canna telescopica dotata di mulinello, una lunga lenza, ami e galleggianti, esche, pazienza e una certa abilità. Esistono diversi sistemi di cattura, inoltre, che prevedono l’uso di tipi diversi di galleggiante, per la ricerca di pesci sia in superficie, sia a mezz’acqua oppure vicino al fondo. Per raggiungere quest’ultimo si possono utilizzare anche particolari zavorre.
Tipi di pesca a bolognese
Pesca a bolognese in mare
La pesca alla bolognese nasce sui fiumi, ma è in mare che ha trovato la sua gloria e la sua popolarità. Ecco dove.
Pesca a bolognese dalla scogliera
La bolognese si può praticare dalla scogliera: occorre cercare una zona con fondale a scalare da un minimo di 2 metri d’acqua. I moli artificiali dei porti ad esempio, sono perfetti. Ma le coste italiane sono ricche di rocce ed i insenature, per cui non sarà difficile trovare altri posti. Sebbene i pescatori si vedano spesso sulle spiagge nei periodi di vacanza, è bene evitarle per non rischiare incidenti ed anche perché il pesce è disturbato dalla presenza dei bagnanti. Prima di iniziare a pescare occorre verificate se esiste qualche divieto di pesca, di solito segnalato da cartelli. In caso di dubbio, molti Comuni turistici pubblicano online l’elenco delle zone in cui è permessa la pesca.
•Pesca a bolognese dalla spiaggia
Data la buona riserva di nylon del mulinello, pescare a bolognese è possibile anche direttamente dalla spiaggia, soprattutto su litorali che vanno rapidamente in profondità e con il mare appena increspato. Evitando i momenti in cui la spiaggia è frequentata dai turisti, si possono fare incontri molto interessanti, creando con la pasturazione e la trattenuta un percorso che porti il pesce verso la riva.
Pesca a bolognese in acqua dolce
In fiume
La bolognese nasce proprio sui fiumi dell’Emilia Romagna, dalle correnti variabili e dalla profondità molto diversa tra loro. Proprio per arrivare in punti altrimenti irraggiungibili con la canna fissa e permettere al pescatore di muoversi si è sviluppata questa tecnica. Sul fiume occorre evitare il centro perché la corrente è troppo forte ed è difficile capire la profondità dell’acqua. Del resto i pesci sono abituati ad avvicinarsi alle sponde per mangiare. Dato che la bolognese è la più praticata in Italia, non disdegnare le zone già battute dagli altri pescatori in cerca del proprio “mitico” luogo segreto; se non c’è stato nessuno, molto probabilmente non è un luogo sconosciuto, ma semplicemente uno inadatto alla pesca.
Sul lago
I laghi italiani sono inquinati e spesso troppo frequentati da natanti che disturbano i pesci. Nulla comunque vieta di provare, soprattutto in zone poco frequentate dai turisti. Fondamentale tenere conto delle correnti, perché difficilmente il pesce viaggia contro corrente, dei mulinelli che potrebbero disturbare, della profondità. I laghi italiani, almeno nel Nord Italia, sono molto profondi per cui diventa interessante provare questo tipo di pesca.
Prede
Alcune specie marine amano muoversi quasi sempre in branchi, tenendosi a debita distanza dalla riva, stazionando tuttavia in prossimità della superficie. A 30-40 metri da terra si possono catturare aguglie, spigole, occhiate, soprattutto di notte, cui si aggiungono muggini, o anche sugarelli e boghe. Se si scelgono le scogliere, si troveranno saraghi di buone dimensioni. Senza dimenticare orate e lecce stellate, soprattutto a fine estate e autunno. In lago e lungo i fiumi si troveranno tinche, carpe e trote, facendo attenzione ai pesci disturbatori.
Periodo e orario migliore per la pesca a bolognese
Molto dipende dalle specie. Vi sono specie che normalmente si avvicinano a riva un po’ in tutti i periodi dell’anno ed altre che preferiscono farsi vedere solo verso fine estate, mentre altre ancora attendono l’autunno o l’inverno, quando l’acqua è meno calda. Possiamo dire in generale che i pesci amano muoversi di più con l’alta marea che con la bassa e dal tramonto all’alba, quindi molto spesso di notte. Ciò è dovuto probabilmente anche al fatto che sono i periodi in cui si riduce di più l’attività umana.
Attrezzatura ideale per la pesca a Bolognese
In commercio esistono ottime canne, per tutte le tasche. Chi è agli esordi può anche decidere di cominciare dai laghetti di pesca sportiva, ve ne sono molti che noleggiano le attrezzature per permettere ai neofiti di impratichirsi. Ecco comunque l’elenco di ciò che serve per una buona pesca alla bolognese.
Canne da pesca
Una canna “bolognese” è una canna telescopica, dotata di anelli guidafilo di diverse dimensioni, lunga dai 5 agli 8 metri. La struttura di queste canne presenta un maggior contenuto di carbonio sul fusto perché soggetta a maggiori sollecitazioni durante i lanci e recuperi. Più la canna è lunga, più lunga sarà la gittata, permettendo di raggiungere anche grandi distanze.
Mulinelli
Scegliere un mulinello adatto alla canna può sembrare difficile, soprattutto per chi è alle prime armi: vero è che molte canne da pesca sono già vendute in kit con un mulinello, ma bisogna anche sapere cosa si va a comprare. Il mulinello, infatti, è una vera e propria macchina da pesca. E’ proprio l’azione sul mulinello che determina la lotta tra il pescatore e la preda, dato che permette di rilasciare la lenza o richiamarla; questo a diverse velocità, a seconda di cosa si vuol far fare al pesce prima della cattura definitiva. I pesci sono animali che non hanno nessuna intenzione di finire in padella ed una volta impigliati all’amo possono dimostrare grande forza nel cercare di liberarsi. La dimensione dei mulinelli è contraddistinta da una numerazione variabile da 1.000 a 10.000. Per la bolognese i pescatori esperti consigliano di restare tra i 1000 e i 5000. Attenzione anche al “rapporto di recupero”, cioè dal numero di giri del rotore rispetto a quello della manovella. Si può avere maggiore trazione con recuperi più lenti oppure al contrario meno trazione con recuperi veloci. Tutti i mulinelli sono dati di frizione: ogni pescatore sceglie la posizione del pomello della frizione in base alle sue esigenze.
Esche
Bigattino, filetto di sardina, gamberetto vivo, granchietto di sabbia, coreano, fiocco di pane: la lista delle esche è assai lunga nella pesca con la bolognese. Le esche vincenti sono quelle che presentano un movimento naturale come i bigattini, che attirano così l’attenzione dei pesci. Una buona pasturazione è l’insieme del cibo che a contatto con l’acqua creerà quella scia invitante per i pesci, portandoli fino ad abboccare all’amo; deve tenere conto delle condizioni del mare, della profondità del fondale, della distanza dalla riva. Attenzione anche ai pesci che potrebbero abboccare, ma che non abbiamo alcun interesse a catturare: sono i disturbatori.
Conclusioni
La pesca a bolognese è la più praticata in Italia, come già detto. Quindi alla portata di tutti. Non bisogna pensare, tuttavia, che la si impari in pochissimo tempo o senza prima una lunga pratica. Il consiglio ai neofiti è perciò di cominciare a prendere confidenza con questo sport andando a pescare insieme ad un amico più esperto, ascoltando i suoi consigli ed osservando i movimenti: spesso è proprio il modo in cui si trattiene e si rilascia l’esca che invoglia il pesce e lo inganna. Senza dimenticare tutto il resto: quali pesci si vogliono pescare (e quindi quali esche si vogliono preparare), la pulizia dell’acqua e dei fondali, la corrente, la temperatura e il periodo dell’anno in cui ci si trova.